Le erbe che parlavano alla terra
Cucinare con le erbe spontanee: una ricetta contadina sostenibile tra memoria, gusto e natura.
Una volta si andava nei campi con un cestino di vimini e gli occhi ben allenati. Non per fare la spesa, ma per trovare ciò che la natura offriva, gratis, generosa, viva.
Era primavera, la terra cominciava a scaldarsi, e le nonne uscivano presto, quando ancora c’era la rugiada. Si chinavano piano, parlavano sottovoce alle erbe, le riconoscevano una per una senza bisogno di libri.
«Questa è cicoria buona», diceva mia zia, «questa invece fa l’amaro troppo forte».
Io la guardavo incantato, come se avesse un potere.
E ce l’aveva, in effetti: il potere della conoscenza contadina, della sopravvivenza, della saggezza senza lauree.
🌿 La cucina delle erbe spontanee
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Oggi ti parlo di una ricetta povera e meravigliosa, che cambia ogni volta, perché cambia con la stagione, con il campo, con la fortuna della raccolta.
È una misticanza di erbe saltate in padella. Una cosa semplice, ma che sa di verità.
🧺 Cosa ti serve :
- Un bel mazzo di erbe spontanee (cicoria selvatica, bietoline, malva, borragine, finocchietto, tarassaco)
- 1 spicchio d’aglio
- Olio extravergine d’oliva buono
- Sale, pepe, limone (se vuoi)
🍳 Come si fa:
- Raccogli le erbe, lavale bene, con calma. Liberale dalla terra ma non dalla loro storia.
- Sbollentale in acqua leggermente salata per qualche minuto, poi scolale con dolcezza.
- In una padella metti l’olio, l’aglio schiacciato (che puoi poi togliere) e fallo sfrigolare appena.
- Aggiungi le erbe e saltale per 5-10 minuti, mescolando con un cucchiaio di legno, quello vecchio che sa di casa.
- Regola di sale, magari un filo di limone se vuoi, e il gioco è fatto.
Puoi mangiarle così, o metterle su una fetta di pane tostato. Se vuoi proprio esagerare, un uovo sopra: il tuorlo che cola e si mescola all’amaro della cicoria è una poesia.
🕊️ Una lezione nascosta tra i fili d’erba
Non è solo una ricetta. È una memoria viva.
È sapere che la natura ci offre ciò di cui abbiamo bisogno, senza plastica, senza benzina, senza etichette.
Che la sostenibilità non si compra, si raccoglie. Con le mani, con pazienza e rispetto.
Quella cucina lì, quella vera, non lasciava rifiuti. Solo gusci d’uovo per l’orto e bucce per il brodo.
E soprattutto, gratitudine. Gratitudine per ogni foglia, per ogni giornata senza spreco.
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