Alfabetizzazione digitale: scegliere di capire, per non farsi scegliere

Alfabetizzazione digitale è coltivare la conoscenza per abitare il digitale con dignità.

Viviamo immersi in un mondo digitale che cambia ogni giorno. Un mondo fatto di app, intelligenze artificiali, algoritmi, social network, smart city e pubbliche amministrazioni online dove oramai si ha la necessità di istruire insegnanti, anziani, operatori ata, alla alfabetizzazione digitale.

Ma quanti di noi sanno davvero come funziona tutto questo?

Quanti sono in grado di distinguere una notizia vera da una falsa, un contenuto sicuro da uno manipolato, una piattaforma che tutela la privacy da una che la svende?

Non si tratta più di sapere accendere un computer o inviare un’email. Si tratta di saper vivere in una società sempre più connessa, in cui il digitale è ovunque: nella sanità, nella scuola, nel lavoro, nella burocrazia. Ecco perché oggi più che mai serve alfabetizzazione digitale. Non solo per i giovani, ma per tutti. Nessuno escluso.

https://it.wikipedia.org/wiki/Alfabetizzazione_digitale

Non si nasce connessi: si diventa consapevoli

C’è un errore che spesso si commette: pensare che i giovani siano automaticamente “esperti digitali” solo perché usano i social o sanno scaricare un’app. Ma l’uso non equivale alla comprensione. E l’apparente dimestichezza può nascondere una fragilità profonda. Così come tanti adulti, pensionati, genitori o lavoratori si trovano esclusi da servizi digitali essenziali semplicemente perché nessuno li ha mai formati.

L’alfabetizzazione digitale non è un lusso. È un diritto. E anche una responsabilità civile. Perché chi non sa leggere il presente, sarà costretto a subirlo. O peggio: sarà lasciato indietro.

Formarsi oggi è possibile. E spesso è gratuito.

La buona notizia è che oggi abbiamo tantissime possibilità di formarci, anche partendo da zero. Esistono corsi pubblici, gratuiti, promossi da biblioteche, comuni, centri civici. Esistono piattaforme online accessibili a tutti (come Moodle, Coursera, Federica.eu, YouTube Edu) che offrono contenuti di qualità, spesso in lingua italiana, e con la possibilità di scegliere il proprio ritmo di studio.

Ci sono progetti come “Repubblica Digitale”, che punta a diffondere competenze digitali di base, anche tra chi non ha mai avuto contatto con il web. E ci sono realtà territoriali, come le università popolari e i centri per l’educazione degli adulti (CPIA), che stanno facendo un lavoro prezioso contro l’analfabetismo funzionale e digitale.

Ma serve anche una spinta personale. Una scelta di responsabilità, di curiosità, di voglia di comprendere. Perché nessuna piattaforma può fare da sola, se noi per primi non apriamo la porta.

Non c’è età per imparare

Lo studio non ha scadenza. Non c’è un momento “giusto” per mettersi in gioco. C’è solo il momento in cui decidiamo che è ora di capire, di non delegare, di leggere i termini di servizio, di sapere cosa c’è dietro un’app, un link, un consenso.

Alfabetizzarsi digitalmente non significa diventare esperti informatici, ma diventare cittadini consapevoli. Sapere cosa possiamo fare e cosa possono fare gli altri con i nostri dati. Capire come funziona una piattaforma. Sapere difendersi da una truffa online. Fare scelte informate, e non solo comode.

Una scelta che è anche un atto di libertà con l’alfabetizzazione digitale

Imparare è un gesto di libertà. Significa non farsi manipolare, non credere a tutto, non farsi scegliere da un algoritmo. Significa costruire un rapporto più sano con il digitale, e anche più sostenibile: meno dipendenza, più consapevolezza. Meno consumo passivo, più partecipazione attiva.

Quindi sì: formarsi è possibile, oggi più che mai. Ma deve esserci anche la volontà. Non rimandiamo. Non deleghiamo. Scegliamo di capire. Perché il futuro sarà anche digitale, ma sarà umano solo se lo saremo anche noi.

”il futuro inizia da una condivisione”

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