Ci parlano, ma noi non li sentiamo!

Ci parlano, ma noi non li sentiamo. Gli uccelli, adattandosi al rumore, cantano piu’ forte

Ci parlano: e’ incredibile quante cose ci perdiamo nella nostra vita frenetica, quanti piccoli animali convivono con noi e nemmeno ce ne accorgiamo. Loro ci sono, eccome, e a volte urlano per farsi sentire, o forse lo fanno perché altrimenti non si sentirebbero nemmeno tra loro. A me piace pensare che urlino per entrambi i motivi. Se solo durante il giorno ci fermassimo un attimo, giusto un attimo per guardarli o ascoltarli, sono sicura che ne saremmo tutti convinti.

Gli uccelli, per esempio, devono farsi sentire in mezzo a tutto il caos delle città, con macchine, clacson e rumori continui. Non è facile, quindi cantano più forte del solito, o usano toni più acuti, perché i suoni bassi si perdono in tutto quel frastuono. Alcuni addirittura cantano prima che la città si svegli o di notte, quando tutto è più silenzioso. Si sono adattati ai nostri ritmi e al nostro modo di vivere.

bob-frewin-5s3Sd1-l1BI-unsplash Ci parlano, ma noi non li sentiamo!
Foto di Bob Frewin per Unsplash

Lombard effect

Non solo ci riescono, ma si adattano molto più di quanto pensiamo. Cosi uccelli urbani, come merli, passeri e pettirossi, cambiano il loro modo di cantare, e questo fenomeno ha anche un nome scientifico, “Lombard effect”, e non riguarda solo loro: succede anche a noi quando parliamo in un ambiente rumoroso.

Riescono a sopravvivere e ci parlano, trovano rifugio in posti  cui non facciamo neanche caso: sotto le grondaie, dentro ai cassoni delle serrande, tra le fessure dei muri. I rondoni, ad esempio, tornano ogni anno negli stessi posti, anche se intorno a loro tutto cambia.

Fermarsi ad ascoltare

È chiaro che la natura è molto più forte e flessibile di quello che pensiamo. Ma non possiamo solo limitarci a osservare, dobbiamo anche fare qualcosa per aiutarla. Piantare alberi, curare i giardini, cercare di limitare i rumori inutili sono gesti semplici, ma che fanno davvero la differenza.

Forse dobbiamo solo imparare a fermarci un po’ di più, a guardare meglio, a sentire davvero quello che ci circonda. Perché la città non è fatta solo di cemento e rumore, è anche la casa di queste piccole vite che continuano a cantare, a resistere, a convivere con noi. E se riuscissimo a sentire quei canti, forse capiremmo che non siamo soli.

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Alessandra Gentili

Mi chiamo Alessandra e da molti anni mi dedico con passione all’ecologia e all’ambiente. Un nuovo percorso mi affascina da qualche anno: l’analisi dei dati. Questa disciplina ha il potere di sconvolgere punti di vista e certezze, mettendoci di fronte a verità che non si possono ignorare. Data Driven e Data Storytelling sono la mia nuova passione.

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Mi chiamo Alessandra e da molti anni mi dedico con passione all’ecologia e all’ambiente. Un nuovo percorso mi affascina da qualche anno: l’analisi dei dati. Questa disciplina ha il potere di sconvolgere punti di vista e certezze, mettendoci di fronte a verità che non si possono ignorare. Data Driven e Data Storytelling sono la mia nuova passione.

1 commento

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Graziana

Leggendo questo articolo, mi è tornata in mente una ricerca affascinante: il progetto CETI, che utilizza l’intelligenza artificiale per tentare di decifrare il linguaggio di alcune specie di cetacei. Se in futuro studi come questo riuscissero a farci comprendere meglio come la natura comunica con sé stessa, potremmo forse imparare anche come essa si auto-equilibra. Questo ci offrirebbe l’opportunità di ascoltare con maggiore attenzione e agire di conseguenza, ispirandoci a quei meccanismi per migliorare la convivenza tra esseri umani, e tra l’umanità e il mondo animale e vegetale. Potremmo così costruire un futuro fondato non soltanto sull’adattamento di alcune specie rispetto ad altre, ma su una forma di coesistenza più armoniosa. Se davvero lo volessimo…

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