L’ orto condiviso e la riscoperta dei legami
Orto condiviso: dove c’è terra, c’è un legame da scoprire
Orto condiviso: Mettere le mani nella terra e’ una di quelle esperienze che andrebbe fatta almeno una volta nella vita. Non parlo semplicemente di toccarla, parlo di intessere un rapporto. Con le mani, spostare gentilmente un po’ di terra per permettere ad una pianta di trovare il proprio posto, e’ un gesto antico e semplice, che ci ricorda da dove veniamo. Negli orti condivisi, quel gesto diventa anche un modo per stare insieme.

Foto di Alessandra Gentili
Non si tratta solo di fare una rivoluzione silenziosa e pacifica. Dove c’è un pezzo di terra da poter utilizzare, quello diventa uno spazio comunitario, dove si impara come coltivare le zucchine, ma anche a stare insieme. E un posto dove cio’ che tu sai acquista valore, perche puoi condividerlo. Così tu sai quali piante vanno d’accordo se piantate vicine, mentre io so come far diventare i pomodori rossi anche dove fa freddo senza usare una serra. Ed ecco che le nostre competenze da piccole diventano grandi, e compongono un sapere collettivo che, nel tempo, diventa un patrimonio. Patrimonio che si arricchisce di storie, ricette, e consigli.
Figlia di una cura collettiva
Ogni pianta che cresce in un orto condiviso è figlia di una cura collettiva. Non c’è “mio” e “tuo”, c’è un “nostro” che si allarga ogni giorno un po’ di più. Si apre a chi non ha mai tenuto in mano una zappa, a chi arriva da altre terre e porta con se abitudini e conoscenze.
Gli orti condivisi sono piccole risposte a grandi problemi come, ad esempio, la solitudine urbana, il bisogno di alimenti freschi e locali, un rifugio come spazio di lentezza all’interno di un tempo che corre. Si impara che le cose non crescono subito, che ogni germoglio ha i suoi tempi. Si impara ad aspettare insieme e a gioire dei risultati.

Foto di Alessandra Gentili
A livello ambientale, sono piccoli polmoni verdi che restituiscono biodiversità alle città. Si riducono i trasporti, si riutilizzano materiali, si compostano gli scarti. Ma è sul piano sociale che danno i frutti più belli: si creano nuove amicizie, si passa il tempo in un atto creativo e allo stesso tempo rigenerante. E poi, diciamolo, c’è anche qualcosa di romantico nel curare un orto, nella speranza riposta del risultato, nel raccolto che segue e nel ricordo di quel momento che rimane nei nostri cuori.
Gli orti condivisi non sono la soluzione a tutto. Ma sono comunque un modo concreto per cambiare insieme. Perché quando si coltiva la terra in compagnia, si coltiva anche il futuro.
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